Estratto del libro
C'è nel comportamento [di Gauguin] una specie di ovvietà esteriore che nasconde l'irrequietezza interiore con la quale egli sogna e si crea una realtà altra, e sarà questa che poi fisserà nelle tele. Per cui i sentimenti di Gauguin non sono veri secondo il comune ordine, ma stanno a dettato di sensazioni che egli interiormente insegue: da qui gli sguardi trasognati, mesti, talvolta indecifrabili delle sue figure. Anche nel fare artistico, nel proporsi come pittore si presenterà anzitutto come impressionista, tale egli anche si dichiarerà; mentre dell'impressionismo finirà per essere un oppositore, perlomeno nella concezione di fondo della sua arte quale verrà a maturare.
(Elio Giunta, Gauguin)
Nel percorrere la galleria di questo straordinario e prolifico artista, il primo pensiero di rimando critico a fonti d'ispirazione va senz'altro proprio a Gauguin [...].
Eppure Christolubov non è Gauguin e non può esserlo, stando al dato formale caratterizzante: la diversità di applicazione e la corposità della sua pennellata, l'imposizione solida del colore nel quadro, che a volte sa di forte impeto, a volte di evanescenza. Essa, comunque, partendo dalla lezione di Gauguin, e magari più da quella di Van Gogh, si alimenta dell'indispensabile svolta novecentesca del postimpressionismo fino ad allinearsi a una tipologia realista che evidentemente ci induce fino a Guttuso.
(Elio Giunta, Christolubov)
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