Estratto del libro
Quello che faccio si articola in bottega, impresa, cultura, eppure, di fatto, è estremamente unitario. Anche la parte che non viene toccata da questi tre temi, la parte privata, è ancora unitaria, è ancora la stessa. Uno degli elementi che ritrovo costanti è che, in fondo, ho sempre tentato di cambiare il mondo, senza mai riuscirci, ovviamente. Ho provato a cambiarlo nella bottega, nell'impresa, nella cultura, senza ottenere grandi risultati perché il mondo è troppo complesso perché si riesca a intervenire su di esso. Ne ho tratto, comunque, un vantaggio: quello di cambiare me.
Quarta di copertina
Parlando con Marco Maiocchi ci siamo accorti che molto più di una svolta costella la sua vita. Quando parliamo di svolta, sembra che una pagina nuova si stia aprendo. Questa non è mai rottura con l'itinerario compiuto finora, ma ci sono costanti e c'è qualcosa di originario. Senza per nulla fare tabula rasa dell'esperienza acquisita, questo modo nuovo la valorizza ulteriormente, e la trae verso la qualità intellettuale. Di solito, tutto questo viene chiamato "indagine sull'aspetto umano", ma, invece, non è questo che a noi interessa. Nessuna attenzione al pathos o a tutto ciò che possa risultare patetico. Con il modo chiaro, razionale e semplice che ha Marco Maiocchi, si tratta d'indagare intorno all'itinerario: dove nasceva, come si è formato, quali le difficoltà, quali i disagi, e quali sono state le tavole della vita. Gli aneddoti, la narrazione, i racconti, gli affreschi del viaggio: tutto questo risulta essenziale. Essenziale l'istanza del valore, che presiede al viaggio narrativo.
(Armando Verdiglione)
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