Un coinvolgente romanzo ambientato nella Mosca decadente e sconosciuta degli anni Sessanta
In una Mosca marcia, devastata dalla miseria, dall'alcolismo e dalla corruzione, Dmitrij, studente di filosofia alla ricerca di una fede che escluda la sopraffazione, evoca cento anni di storia: dalla rivoluzione di ottobre alla guerra di Spagna, dalle purghe staliniane alle riabilitazioni, dai campi di concentramento alla "linea di partito".
Un romanzo sulla scia della migliore narrativa russa, in cui lirica e realtà si sposano felicemente in una prosa forte e coinvolgente. Estratto del libro
Era scoppiata un'estate torrida, faceva un caldo da rimbecillire: una vera estate di Batyj. I raggi del sole erano come frecce aguzze di mongoli. Il sole all'alba ricordava l'occhio socchiuso di un mongolo che da dietro un colle spiasse Mosca dalle "bianche pietre"; al tramonto, invece, sembrava che tutta Mosca fluttuasse nel vortice dell'asiatica pupilla.
Quarta di copertina
La vicenda si svolge negli anni '60 in una Mosca devastata dalla miseria, dall'alcolismo e dalla corruzione.
Dmitrij, studente di filosofia, è al tempo stesso protagonista del romanzo e di un romanzo nel romanzo. Un personaggio fa da specchio all'altro fino a sovrapporsi. I ricordi dell'infanzia, gli amori, il lavoro, le discussioni politiche costituiscono il filo lungo cui avviene la ricerca di qualcosa in cui prestar fede, di qualcosa che non si fondi sulla sopraffazione. Affresco denso di eventi in cui sono evocati cento anni di storia: dalla rivoluzione di ottobre alla guerra di Spagna, dalle purghe staliniane alle riabilitazioni, dai campi di concentramento e di lavoro alla "linea di partito".
In questo capolavoro ritroviamo il genio della migliore narrativa russa.
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