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Il sabba di Spoleto. Dialoghi parzialmente immaginari con le streghe del Macbeth sulle meraviglie e sugli orrori del teatro
Anno: 1985
Pagine: 136 Prezzo: € 10,33 Dimensioni: cm 14,0x21,5 Legatura: brossura
Collana: l'alingua
ISBN: 887770120X
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Essendo Il sabba di Spoleto la ricostruzione, liberamente fantastica, di un ipotetico, umorale dibattito sulla Scena italiana contemporanea, le citazioni attribuite a personaggi e personalità del mondo teatrale debbono essere intese ovviamente non nei loro significati letterali, ma come espressioni di opinioni e di idee, liberamente interpretate, di cui essi hanno pubblica testimonianza.
Ora in cerchio la ridda menate, come fanno i folletti e le fate. E cantando l'arcana canzone sia stregato il fatal calderone".
Poi tocca a loro parlare. Prima strega: Tre volte il gatto tigrato ha miagolato. Seconda strega: Tre volte e un'altra il porcospino ha grufolato. Terza strega: È l'ora, ha gridato l'arpia. È l'ora!. Seconda strega: Mi prude il pollice, segno certo che sta arrivando qualcuno. Macbeth, atto quarto, scena prima. A questo punto, per fedeltà al testo, come Macbeth che varca la soglia vietata dovrei chiedere: Scure, segrete e notturne potenze, a quale opera attendete?. Domanda superflua, tuttavia. O non sono streghe da teatro? Perché temerle? Che cosa dovrebbe mai bollire nel loro calderone, se non il teatro stesso?".
Estratto del libro
A Spoleto – che il Festival dei Due Mondi del maestro Menotti ha trasformato in una florida provincia del reame di Talia, musa del Teatro – ci si chiedeva che fine avessero fatto le streghe del Macbeth, dopo che il sipario era calato per l'ultima volta sul memorabile allestimento curato da Luchino Visconti. Volatilizzatesi nella notte spoletina, dove le tre atre Sorelle erano andate a posare il loro infernale calderone, dal quale il vecchio William (Shakespeare) aveva tratto i foschi presagi sul rovinoso e meritato destino del sanguinario signore di Dunsinane? Questo libro svela l'arcano.
Quarta di copertina
Sulla collina che domina Spoleto, la cittadina sede del Festival dei Due Mondi, l'autore incontra le streghe del Macbeth di Shakespeare. Nel fatale pentolone delle streghe ribolle tutto il teatro del secolo e in particolare degli ultimi quarant'anni, caratterizzato dall'apparente tramonto del grande attore, dall'avvento della regìa critica, dall'ideologia del teatro popolare opposto alla scena borghese, dalla legittimazione del teatro pubblico, dagli assalti dell'avanguardia. Anche se i protagonisti di questo non stop sulle meraviglie e sugli orrori del teatro contemporaneo portano la maschera, dal timbro e dagli atteggiamenti l'identificazione è facile: ecco Eco e Strehler, ecco Gassman e Albertazzi, Eduardo e Lavia, la Proclemer e la Aldini, Fo e De Bosio, Bene e Ronconi, Cobelli e Missiroli e tanti altri.
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