Estratto del libro
Si possono definire i “compiti” del critico?
Cominciamo col domandarci se in tempi di crisi e di nuova guerra fredda, i compiti del critico troveranno o troverebbero maggiori difficoltà di quanto non siano state avvertite in generale da vari osservatori durante quell'epoca di relativa stabilità socio‑culturale che ormai abbiamo alle spalle. Non c'è effettivamente nulla che abbia carattere tanto intrinseco, nella sfera della cultura, quanto il rapporto fra la libertà – considerata sotto tutti i punti di vista – del critico e le situazioni esterne in cui il suo lavoro viene a svolgersi. È una condizione, questa, che muta, come sappiamo, di epoca in epoca e da paese a paese, ma nel nostro e in ogni altro paese occidentale comincia a diventare univoca a partire dal momento in cui la stampa e gli altri mass‑media sentono di non potersi più sottrarre al netto dominio dell'industria culturale.
Prima perciò di tentare di formulare una risposta, occorre una opportuna delimitazione di campo. Di quale critica e di quali critici stiamo parlando? [...] C'è un ruolo – meglio che una funzione – che il critico giornaliero svolge stando dentro gli avvenimenti da non poter essere da essi separabile. Se, ad esempio, il ruotare della moda culturale porta ad argomenti quali il riflusso o il ritorno al privato, ecco che il primo ad allinearsi e ad apporre speciali etichette è proprio il critico del quotidiano o del rotocalco. Così facendo egli non solo non s'accorge di aver abdicato al proprio compito, che è quello di andare più in profondità, e di verificare se certe diagnosi sono giuste, ma finisce per creare degli steccati al di qua o al di là dei quali esisterebbe tutto il vero o tutto il falso. In sostanza egli si identifica con l'editore, piuttosto che con il lettore al quale vorrebbe assomigliare, e di cui dovrebbe essere la guida. [...] Quando ci volgiamo indietro a considerare il lavoro degli ultimi venti‑venticinque anni, accanto al pullulare di interessi provocati dalle scienze umane, sulle ceneri di quella che già fu la grande stagione dello storicismo crociano, tutto ormai travasato nel marxismo, di una scomparsa ci sorprendiamo con qualche preoccupazione. Come un personaggio che il copione non prevede più, si dilegua dalla scena letteraria il saggista, e naturalmente l'atteggiamento ad esso conforme. [...]
Tuttavia la continuità s'è perduta, e oggi, se ci guardiamo intorno, ben poco resta del critico‑scrittore, accostabile alla grande tradizione anglosassone e francese. La sua scomparsa può essere attribuita a vari fattori inerenti all'organizzazione culturale, il primo e più importante dei quali ci pare l'eccesso di accademismo che per sua natura soffoca la libertà creativa del saggista. [...]
Poniamo che questo sia l'ultimo atto della critica: dopo aver saputo così bene mandare a compimento un'operazione sotto la propria bandiera, ritirarsi in buon ordine perché cominci da quel punto l'operazione del lettore, con la capacità di sensibilità, di intelligenza, di saggezza che si ritrova. È davvero così inaudito sentire come anacronistico un tale scopo?
Se ogni analisi critica, qualunque sia il metodo adottato, non è che il tentativo di portar prove, di cercare conferme, di riferire ulteriori precisazioni all'interpretazione estetica, fuori di dubbio resterà anche il volersi richiamare alla collaborazione del lettore comune, che altri poi non è che il compagno inseparabile del critico medesimo, colui al quale occorrerà in ogni caso lasciare il posto.
Quarta di copertina
I personaggi che si affollano in questo libro sono tra i più vivi e inquietanti della letteratura italiana contemporanea. Vivi, anche se alcuni di essi non sono più (Govoni, Borgese, Satta, Flaiano ...). Se l'intento dell'autore non voleva essere quello di fornire un quadro minuzioso e completo, sono stati gli autori stessi a consentirgli di aprire il discorso, e di porre problemi che via via diventano generali (dalla situazione della poesia ai compiti della critica, dalla fantascienza alla letteratura selvaggia).
Spagnoletti che da tempo riflette sulla condizione letteraria del nostro secolo, di cui è uno dei più attenti osservatori, ha sempre preferito che l'indagine critica non andasse scompagnata dal ritratto, e talvolta dalla biografia, evitando quell'inclinazione pericolosa praticata dal dopoguerra in poi di derivare gli autori e le opere da contesti socio‑politici.
Questo libro è forse la dimostrazione che la critica ritrova il piacere di esser tale per sé e provocazione per gli altri: un piacere che solo la creazione nuova, avvicinandoci al Duemila, può dare, in una fase mondiale di grande rinnovamento.
NUOVE PAROLE ALL'ORECCHIO
Processo al committente, ovvero il silenzio della letteratura
Si possono definire i "compiti" del critico?
Paragrafi sulla poesia
Letteratura selvaggia
Riflessioni sulla fantascienza
Il romanzo di anticipazione dal Settecento ad oggi
Esiste lo scrittore meridionale?
NARRATORI
Rileggendo Conservatorio di S. Teresa di Bilenchi
L'ultima Manzini
La sparizione secondo Savinio, ovvero l'originalità della morte
Una tappa del Surrealismo: De Chirico‑Ebdòmero
Il Gattopardo, vent'anni dopo
La nostalgia dell'autentico in Ennio Flaiano
Le inquietudini borghesi di Buzzati
Un discepolo di Dostoevskij: Angelo Fiore
Un pescatore d'anime morte: Vitaliano Brancati, I; II
Pomilio: Il quinto evangelio
Ortese: il colloquio fantasticante
Il miracolo di Penna
Salvatore Satta, I. Una meditazione sulla guerra; II. La veranda
I racconti di Ripellino
RITRATTI DI SCRITTORI ITALIANI
Carlo Bernari
Antonio Delfini
Mario Schettini
Goffredo Parise
Ottiero Ottieri
Michele Prisco
POETI
Primo Conti e il secondo Futurismo
Borgese poeta
Aladino e le ultime raccolte di Corrado Govoni
Sinisgalli e la poetica dell'Ermetismo
Le ultime prose liriche di Sinisgalli
Michele Pierri: il ritorno di un poeta alla sua verità
Il primo tempo di Bartolo Cattafi
Il sogno della morte. Intorno alla poesia di Luca Canali, I; II
Bonaviri e la poesia dei richiami
Su un risvolto di copertina
APPENDICE
Realtà e cultura nelle Muse Napolitane di G.B. Basile
Nel bicentenario della morte dell'Imperatrice d'Austria: Maria Teresa e le altre
Casanova storiografo
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