Estratto del libro
Occorre che io insista su due punti: uno, che Freud è assolutamente convinto, almeno per molto tempo, di elaborare una scienza della natura, qualsiasi ragione incontri per rnetterlo in dubbio. L'altro, che, in queste condizioni, il suo ateismo potrebbe essere quello, banale, delle scienze positive, che non hanno a che fare con l'idea e, meno ancora, con 1'aiuto di Dio, ma non è proprio così.
Infatti, ci si meraviglia che un positivista possa mutuare tanto dalle superstizioni, dalla mitologia, dalla letteratura, dalle religioni. C'è un passo in cui egli stesso si meraviglia e si scusa di questo, con disinvoltura. "Ho imparato", dice (troverà la citazione letterale nella memoria), "i metodi
positivi che permettono di stabilire le diagnosi per mezzo dell' elettricità e le cure di cui faccio un resoconto, con mia grande meraviglia, somigliano bizzarramente a novelle come quelle che scrivono i romanzieri. Se le cose si presentano così, io non c'entro per niente, non posso farci niente".
EÌ€ evidente che egli si difende invocando così una sorta di obiettività, come se veramente potesse non c'entrare per niente con il modo in cui le cose gli si presentano.
Questa frase risale al 1895, epoca in cui egli crede ancora incrollabilmente di lavorare all' elaborazione di una scienza della natura. Infatti, nell'aprile dello stesso anno, con molta pre-
sunzione, senza dubbio spiegabile con il momento in cui c'è il suo transfert su Fliess, incomincia un trattato, che non terminerà, e lo introduce con questa prima frase: "Ho intenzione di produrre una psicologia che sia una scienza della natura". Aggiunge che questa scienza stabilirà le leggi
quantitative dei movimenti di particelle materiali che chiama "neuroni" (la parola non aveva ancora il senso attuale).
Ma, oggi, chi crederebbe che la mira di Freud fosse proprio quella di costruire una scienza naturale materialistica?
Quarta di copertina
Il leggendario psicanalista francese, Octave Mannoni, scomparso nonagenario, espone, in maniera storica e semplice, i nessi e i nodi fra psicanalisi e letteratura, attraverso otto lettere di fantasia di cui egli presume di essere soltanto il trascrittore accurato o il traduttore meticoloso: Dora scrive alla signora K., l'Uomo dei topi all'amico Franz, un cugino di Schreber a Freud, un linguista lettore di Lacan a un'amica, uno psicanalista di Trieste alla moglie, un semantico (in carcere per stupro) a una universitaria, autrice di una tesi sulla necrofilia in Baudelaire, un gesuita di Parigi a un'autorità del Vaticano... Nelle lettere si vedranno comparire anche Joyce e Svevo, Otto Grosz e molti altri.
Le lettere fittizie, oltre che portare alla luce risvolti insospettabili di vicende e di personaggi che appartengono alla storia, passano liberamente in rassegna altrettante aporie, che sono quelle del sapere odierno. Che cosa può apportare la psicanalisi a uno scrittore e la scrittura alla psicanalisi? Quali sono i rapporti fra la linguistica, la semantica, la psicanalisi? Che cosa occorre intendere per ateismo di Freud? Dove può portarci il rapporto fra la psichiatria e l'apparato giudiziario? E non si abbia, sopra tutto, a dire che il divertimento sia un ostacolo alla serietà.
Blurb
Fantasia I. Viennese
Fantasia II. Viennese
Fantasia III. Introduzione (Letteratura e psicanalisi)
Fantasia IV. L'affaire Cyperus (o l'ateismo di Freud)
Fantasia V. Isaura e Anassagora
Fantasia VI. Il rinnegamento di san Pietro (saggio di semantica applicata)
Fantasia VII. La patogenesi della creazione (o la liberazione delle donne)
Documento trovato negli archivi (anno 1908)
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