Per Jacques Attali non esiste un'Europa, ma ne esistono molte, caratterizzate dall'ambiguità delle loro frontiere, delle loro espressioni linguistiche, delle loro mire espansionistiche, dei loro modelli economici. Questa ambiguità è la ricchezza dell'Europa, che Attali preferisce chiamare Europa(e). Estratto del libro
Per chi crede alla parola della Bibbia, il 1994 è un anno molto particolare: infatti, al capitolo 25, il Levitico annuncia che ogni debito, ogni peccato, ogni colpa, ogni rimorso scompariranno alla fine del quarantanovesimo anno, capacità massima della memoria dei sentimenti. Ebbene, quarantanove anni fa si compiva l'Olocausto e si preparava la barbarie atomica. E in quarantanove anni il rimorso ha permesso di rimuovere il razzismo, di mettere la museruola all'arma nucleare, di costruire l'Europa.
Ecco dunque venuto l'anno che Ezechiele chiama "l'anno della libertà", il tempo dell'amnesia e, con esso, quello dei disordini; di un'Europa(e) liberata dal rimorso delle proprie mostruosità, vulnerabile a tutti i demoni rinascenti nei suoi retrobottega.
Quarta di copertina
L'Europa, con evidenza, non esiste. Non è né un continente né una cultura né un popolo né una storia. Non è definita da una frontiera unica né da un destino o da un sogno comuni.
Invece esistono Europe, che sfuggono quando si cerca di afferrarne troppo precisamente i contorni.
L'Europa è il solo continente a non essersi definito attraverso l'esclusione degli altri, ma, per loro felicità o per loro infelicità, dalla loro conquista; il solo a avere seminato, ai quattro venti delle sue ambizioni imperiali, le sue lingue, le sue idee e i suoi uomini. In questo senso, l'ordine del mondo è ancora, per lungo tempo, europeo. Anche se questa penisola improbabile si è vista sostituire nel cuore della Storia da una delle sue creature, l'America, anche se rischia di essere non più che una colonia della propria utopia, l'Europa resterà sempre, nella sua stessa ambiguità – preferirei scrivere 1'Europa(e), per significare questa molteplicità –, la madre di tutte le modernità.
Ho vissuto da vicino quest'ambiguità quando la caduta dell'ultimo impero precapitalista del mondo, emancipando l'Europa(e), la sottometteva interamente all'ordine americano. Da Praga a Londra, da Bruxelles a Mosca, ho visto i dirigenti interiorizzare questa nuova sottomissione nello stesso tempo in cui si disegnava il sogno di una costruzione continentale più libera e più adulta.
(Jacques Attali)
1. Europa(e)
2. Morte di un impero, nascita di un'istituzione
3. Paralisi di un sogno
4. Nomadismo e democrazia
5. Strategie in panne
6. Un'architettura continentale
7. Davanti alla Legge Echi di stampa
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11/09/1994 - Gazzetta di Parma
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08/07/1994 - Gazzetta del Sud
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25/06/1994 - L'Opinione
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24/06/1994 - Corriere della Sera
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23/06/1994 - Avvenire
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23/06/1994 - Il Giornale
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23/06/1994 - L'Indipendente
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22/06/1994 - L'Opinione
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01/03/1994 - Capital
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