Riproduzione anastatica: settembre 2005.
Prima edizione italiana: settembre 1983. Estratto del libro
II. Il brivido del nulla
Che il vero problema del demoniaco nella musica fosse di natura ultima intellettuale non era, tuttavia, sfuggito ai greci: era emerso nel momento stesso in cui si scopriva la razionalità delle leggi della musica, ad opera dei pitagorici. Razionalità significava, per loro, razionalità delle leggi della natura: il suono, infatti, per i pitagorici è l'immediata controparte sensibile di una realtà matematica. L'orecchio coglie in forma di suoni i rapporti, cioè i numeri, che costituiscono la realtà naturale; nel piccolo come nel grande. Anche i rapporti tra i cerchi del cosmo sono numeri, e risuonano continuamente: e darebbero luogo alla percezione di un suono, ovvero a quella che sarà chiamata l'"armonia delle sfere", se a essa non ci fossimo, ormai, assuefatti.
[...]
Questa realtà, nella sua forma sensibile, è suono. Ne viene che la musica si apre a una doppia e ambigua possibilità: essa può allontanare la visione dell'insidenza del nulla o, al contrario, rivelarla. E la musica fa sempre in qualche modo entrambe le cose a un tempo, pur potendo tendere più verso l'una o più verso l'altra. E il "tendere verso l'altra" è, precisamente, ciò che produce nella musica quel brivido che, in una visione ormai ellenistico‑moderna, sarà considerato come demoniaco. Demoniaca non è l'irrazionalità pura – che non esiste – demoniaca è una razionalità che fa emergere in sé l'irrazionale, e quindi il nulla, perché il nulla appare insito nel reale e lo minaccia dal suo interno.
Quarta di copertina
La musica non presuppone nulla: significa solo se stessa. Può insinuare, così, in noi la tentazione luciferina di essere i padroni della natura, di poter costruire una natura a nostro arbitrio. L'autore segue attraverso la storia le principali tappe in cui il demoniaco si manifesta nella musica, come tentazione intellettuale più che come sensualità, fino al romanticismo in cui la musica, dissolta la realtà, finisce con il dissolvere se stessa.
Il saggio finale si domanda perché l'interpretazione musicale sia necessaria. L'interprete riporta nel tempo l'unità sovratemporale della musica, muovendo dal suo senso senza significato: capisce e fa capire la musica non quando concatena un suono con l'altro ma quando fa uscire l'insieme dei suoni dal senso unitario della composizione.
IL DEMONIACO NELLA MUSICA
I. La favola di Orfeo
II. Il brivido del Nulla
III. Il tradimento dell'Uno
IV. Da Orfeo a Don Giovanni
V. Il moto perpetuo
VI. La matrice della natura
VII. La tentazione demiurgica
VIII. La tentazione dell'autosufficienza
IX. Demoniaco sensuale e meccanismo
X. Le colonne d'Ercole dell'inorganico
XI. Dalla parola alla musica
XII. Pianificazione intellettuale
XIII. Il ritorno del demiurgo
XIV. La fine del demoniaco nella fine della musica
XV. In cerca di salvezza
LA DISSOLUZIONE DELLA REALTÀ NEL ROMANTICISMO
SAGGIO SULL'INTERPRETAZIONE MUSICALE
I. Perché un'interpretazione?
- Esecuzione e interpretazione
- Il comporre
- Il "senso" non è composto
- La persona, veicolo della sensibilità
- L'unità della musica è fuori del tempo
- L'interprete riporta la musica nel tempo
II. La dimensione dell'interpretazione
- Dal senso ai segni, non viceversa
- Né emozioni antecedenti, né purismo
- Il "logos" della musica
- Ogni musica dà a sé la propria "ragione"
III. L'unità dell'interpretazione
- Che cosa identifica un'opera d'arte?
- L'identità è sempre dinamica
- La "personalità" dell'opera
- L'incarnazione e la grazia
IV. Interpreti buoni e cattivi
- L'interprete "parla"
- Che cosa significa "capire"
- La fede, atteggiamento di fondo
- Unità del vivente
- La glossolalia
- Il paradosso di Diderot
V. Caratteri della buona interpretazione
- La sensibilità antecedente
- Lo slancio
- Il rilievo
- La "parusia"
Vuoi condividere questo libro sul tuo sito/blog?
Usa il nostro Widget!
Copia il codice da inserire nel tuo sito/blog
|