Estratto del libro
SEMANTICO Buon giorno, mio lieto Giocoso, che fai tu di bello? Uh, vedo che sei alle prese con un arduo testo da volgere nella tua favella natia, la tua lingua della nutrice, quella che fu di Dante, del Boccaccio, del Manzoni. Ne sarai tu degno? E sei capace di scritture utili e condecenti? Posso dare un'occhiata?
GIOCOSO Vossignoria faccia pure. Non ho segreti, non potrei averne, il testo che metto arduamente assieme passerà per varie mani, quelle di occhiuti giudici che ne valuteranno per prima cosa il peso economico e poi, ammesso che abbiano al loro servizio chi si intende o si impanca di letteratura, quelle di revisori, correttori, lettori di schermi, stampatori, e quant'altri.
SEMANTICO Eh, eh, avrai bene i tuoi segretucci, i tuoi personali tecnicismi. Vedo infatti che ti sei circondato di dotti volumi, ah, ecco qua i glossari, ecco i dizionari etimologici e plurilinguistici, e ancora lemmari, e storie della letteratura. Una laboriosa vita da monaco, la tua, che vive barricato nella trincea del Sapere, con la maiuscola, va da sé. Oh, ma questa, poi. L'opera che stai trasportando in italiano, in buon italiano, almeno lo spero, è niente meno che la Narrenschiff, la celebre Nave dei folli di Sebastian Brant, data alle stampe a Basilea nel 1494. Settemila e più versi in rime baciate! Bell'impresa. (Scuotendo dubbioso il capo) Ma dimmi, te ne senti all'altezza? Rigore scientifico, ci vuole. Ordunque, come operi?
GIOCOSO Ascolto, tendo l'orecchio, e cerco di non farmi distrarre, soprattutto da te.
Quarta di copertina
Libertino, come a dire spregiatore di dogmi, secondo l'accezione attribuita al termine dal Seicento in poi prima che venisse piegato a tutt'altro significare. Tolleranza, insomma. E in questo "dialogo non filosofico" si scontrano infatti un Giocoso, attuale assertore della libera fecondità della Parola (parlante, scrivente, dipingente, danzante, cantante…) e un Semantico, altrettanto attuale, accademico, assertore della alquanto metafisica riduzione della parola a un sapere fondantesi sul biologismo delle circonvoluzioni cerebrali. Un dialogo che, prendendo le mosse dalla microcosmica eppure importantissima vexata quaestio della traduzione, attraversa la Scrittà, intendendo la città come fondazione e sede della scrittura, la felicità del narrare che nega, contesta, esalta, e si conclude con un Elogio dell'oscurità, infera e paradisiaca patria della póiesis contrapposta all'aridità della téchne.
I
Dove Semantico si erge a paladino della linguistica, e Giocoso la fa oggetto di beffe
II
Dove Giocoso si diletta con giochi di parole sulla parola, ritenendoli piン proficui dell' affannosa ricerca della Verità, non senza un excursus sul mito della fondazione della città
III
Dove Giocoso proclama l'universalità e la perenne banale presenza della traduzione e come le sia stato imposto il cilicio della sintattizzazione
IV
In cui le posizioni dei duellanti sembrano proprio inconciliabili, entrambi incapaci di mollare l'osso
V
In cui si ripropongono le stesse, inconciliate posizioni, il contenzioso riguardando tutt'intero il nostro vivere, checché supponga il paziente Semantico
VI
Dove Giocoso invita ancora a ritrarsi nella più intima alchimia della parola, nella polifonia, e Semantico esalta l'utilità dei commenti: per capire, dice, cos'è la forma
VII
Dove si discetta di menzogna e verità, senza venirne a capo; e dove ci si chiede: a che serve la traduzione? E più ancora: come si può e si deve tradurre?
VIII
Riusciranno i nostri due contendenti a mettersi d'accordo almeno nel dare qualche utile consiglio a chi vuole dedicarsi al mestiere, dice uno, all'arte, dice l'altro, della traduzione?
IX
Macché. Non erano riusciti a trovare un terreno d'intesa. Chiacchiere inutili, dunque, senza costrutto, le loro? E per chi si aspetta da essi un'idea, un consiglio, una speranza?
Elogio dell'oscurità. In guisa di appendice
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