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Buonasera, buonasera
Enzo Nasso
Buonasera, buonasera
Anno: 1999
Pagine: 192
Prezzo: € 15,49

Collana: Romanzi
ISBN: 9788877705235

Una storia fantastica che si ispira al reale. Un'allegoria del nostro paese e dei suoi eterni malori

La Calabria ancestrale, con i suoi riti, le sue tradizioni. Una terra che parla d'onore, avulsa al potere costituito ed un giovane che emigra alla ricerca di una terra promessa: l'Italia. Quella che sembrava una meta privilegiata, un luogo dove liberarsi delle vecchie catene si rivelerà uguale alla terra natia. Allo sconforto segue l'impresa e il giovane sfrutterà la situazione trasformandosi con successo in narratore di favole, una nuova professione che ricorda da vicino l'industria dei media.
Estratto del libro
Una volta Pasquale, dondolandosi sul culo, uscì con il rasoio avvolto dentro il fazzoletto di seta nel taschino. 'Buonasera, buonasera'. Pensammo che andasse come sempre a bere e a litigare in qualche cantina, invece quell'uomo partì per l'America. Mia madre si chiuse in un profondo rancore, diventò dura, spinosa. Io rimasi in Calabria, solo, in un paese per metà pagano e per metà cristiano, dove le pietre erano le ossa della terra. Un labirinto di case fitte, chiuso nei suoi miti ed estraneo, nelle architetture, a ogni legge della prospettiva e della geometria. Polvere e noia. Non c'era sulla superficie piana una sola macchia di colore che stimolasse i piaceri dei sensi.
Quarta di copertina
Buonasera, buonasera racconta la vicenda di un giovane meridionale che trascorre gli anni dall'infanzia alla giovinezza in un paese dominato dall'antica mafia (quella che non aveva ancora scoperto l'arma da fuoco), con i suoi riti iperbolici e la sua spagnolesca, ora comica ora drammatica, irregolarità dei costumi. dopo crude esperienze, deluso dai rapporti sociali e familiari e da quelli di sesso, il protagonista emigra in un'Italia separata alla ricerca di un nuovo tipo di società. Ma qui ritrova, sia pure sotto altre apparenze, le stesse convenzioni e le stesse credenze arcaiche del paese, tra donne di strada, contrabbandieri di sigarette e librai lussuriosi. S'inventa, allora, una professione: quella del raccontatore di favole, avviando un commercio redditizio che, nell'allegoria, allude all'industria dei media.

Questo è un racconto di vicende fantasiose, imitate dalla vita. Ma vuol essere anche l'allegoria delle cose che non si concludono mai in questo paese, né in pubblico né in privato. Vivete tutti, calabresi e italiani, ricchi e poveri, galantuomini e camorristi, dominanti e dominati, in un groviglio di problemi irrisolti, consolati (o avvertiti della realtà) da fabulatori insipidi. Che Dio vi benedica, paesani miei!.
(Enzo Nasso)
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