Quarta di copertina
Scrive Sergio M. Katunarich S.I. nella Prefazione: "Qualche anno fa avevo pubblicato una raccolta di mie 'filastrocche' - le chiamo così anche se non sono vere e proprie filastrocche. A qualcuno erano piaciute, a qualcun altro (la maggioranza) no, con nessuna mia meraviglia. Se a me - a causa dei miei personali limiti letterari, sono pronto a riconoscerlo - non riescono a piacere né a sembrarmi comprensibili poesie d'autori che vanno per la maggiore, non mi aspettavo che potessero piacere quelle mie 'cose'...
Come gesuita, mi è più che naturale additare, insegnare, cercare di donare valori. Tra questi, non ultimo quello di tramandare un mondo, una cultura in cui si è nati, vissuti, di cui si è arricchiti, e che anche a occhi estranei appare di livello notevole, se non altro per le sue assonanze mitteleuropee. Tramandare inoltre il nostro tipico modo di parlare: il dialetto...
Mi resta ora da offrire una spiegazione all'ipotetico lettore che potrebbe rimanere sconcertato da alcune espressioni: le 'cose' sono molto mescolate tra loro, e stilate a volte a distanza di venti-trent'anni. Così è per esempio di alcune di carattere 'sociale', scritte quando poteva apparire quasi certo l'affermarsi del comunismo in Europa, prima del crollo di tale regime e di quell'ideologia".
Fijoi strapai
Aligi
Ti e mi
e tanti altri ancora
semo fijoi
de un solo sol
d'una sola mare
che i ga sposà
a un azento novo,
amigo nemigo
no' so
no' vojo saverlo.
Zarto,
adesso la indossa un vestido novo
e la mostra una facia
mutada imutada
con altri ornamenti,
bruti, no' bruti,
no' so
no' vojo saverlo.
Zerto,
la ga soferto e pianto
e no' la ga pecado;
viva la xè, forse,
come co' noi
de meno, de più,
no' so
no' vjo saverlo.
Mi so solamente
che acutamente
noi sempre la amemo
la mare nostra
che ne ga nutrì
e cressù
tra ridade e pianti
tra papine e vanti,
noi povari germoji
de 'na povera tera provada
da tanti dimentigamenti
scavada potada
da tanti tormenti
e butada in t'un mondo novo
de volti e lingue no' sue
de nove e antiche usanze
che noi vardemo muti
ai bordi
straniai
in diol
disperai e soli.
Solamente sempre inamorai
sempre fijoi strapai
dala loro unica mare
dal loro unico sol.
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