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La rivista
 
In materia di amore. Studi sul discorso isterico
Zoom della copertina
In materia di amore. Studi sul discorso isterico
gennaio 1980
n°2
186 pagine, € 12,91


Estratto

La letteratura è la distanza che separa l'immaginario dal reale tramite le parole scritte.
L'isteria prende a testimone dell'impasse del desiderio il corpo. Storicamente l'isteria era il discorso barrato tenuto dal corpo della donna.
Ma è anche il discorso che l'uomo scrive a proposito di un corpo di donna per tenersi a distanza. Lo scrittore e lo psichiatra hanno parlato dell'isteria ora da una posizione di diffidenza che ha contribuito a mantenere uno scarto tra l'uomo e la donna, ora da una posizione di osservatori esterni. L'uomo che parla dell'isteria conserva spesso le posizioni storiche iniziali. Le grandi isteriche di Charcot non esistono più ma i medici continuano a preoccuparsi delle manifestazioni organiche.
Flaubert scrive Madame Bovary. Qui l'isteria è grave e porta al suicidio. Oggi la donna scrive e quando parla del proprio corpo propone un discorso altro, un discorso che CharIes Bovary, medico e marito, preferì ignorare.
Il discorso della donna cambia. La donna che scrive enuncia al di fuori del corpo qualcosa che l'uomo ormai non può misconoscere senza il rischio di pagare un prezzo altissimo.
Come Zorn che scrive Mars. Nella solitudine fa il bilancio del disastro del suo corpo d'uomo. L'isteria cambiando sesso è diventata radicalmente mortifera, cambiando corpo è passata dallo spettacolo al reale del corpo morto. Mishima aveva già stabilito questo legame ormai visibile e pose fine allo spettacolo con la morte reale.
Per Zorn l'iscrizione è più sottile. Non ha avuto spettatori o intenditori ma soltanto lettori postumi che ripercorrono un discorso in cui l'amore è assente.
Scrive Zorn:
Sono cresciuto nel migliore dei mondi, in un mondo sano e armonioso e sterile e falso.
E non è soltanto il mondo della borghesia svizzera. Probabilmente l'umanità intera vive nell'impasse di un problema impostato male: non dirò della lotta di classe o dello scontro ideologico ma della lotta fra i sessi dissimulata dietro altri conflitti.

Quarta di copertina

L'amore è preso in una frazione. In quello che Leonardo Pisano chiama numerus ruptus. Trae con sé la rottura di ogni dialogo.
La questione del tempo è avvertita nell'isteria nei termini del "troppo tardi" che autorizza ciascuna scena a situarsi nel tempo di amare. Sicché l'isteria è un formidabile sforzo di opporsi al godimento trattandolo nella rappresentazione del desiderio. Sicché, ancora, l'impossibilità di parlare del godimento fonda il discorso d'amore come discorso del desiderio. Il non avere non solo resta indicibile ma è rappresentato dal dare. In definitiva nell'isteria il godimento dimostra il teorema del desiderio, rappresentandosi come godimento dell'Altro. E quest'Altro ogni tanto si consacra a dare la prova. La prova che gode, dunque desidera.
È un amore, quello dell'isteria, quanto mai autorevole: in una rappresentazione dell'autorità di cui fa il capo. "Ho un corpo" si dissimula dietro ciò che dà da vivere. Il corpo si costituisce così supporto della metafora dell'amore. Pertanto la tavola di verità. L'isteria fa del corpo un velo. Installandosi tra la causa e l'oggetto del desiderio. In questo modo la verità parla solo nella parodia che ne offre l'isteria ai suoi amanti. Amanti della verità e dell'isteria. Sta qui il suo causare. Nell'instaurazione dunque di un corpo ciarliero. Nell'offrire al discorso filosofico una verità come straniante. Che è già qualcosa di diverso dalla traduzione, compiuta dal sillogismo, della verità nella realtà.
Il discorso isterico si articola in un gioco, in una messa tra parantesi della fede dell'analista. Buona o cattiva che sia. In questo gioco, l'investimento corre tra il fantasma e l'deale. L'ideale non consente al fantasma di realizzarsi. Sarebbe la sua estinzione. Impossibile del resto, perché se il fantasma c'è anche in ciò he io credo, il fantasma non è cio che io credo che sia tale.
Echi di stampa