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La rivista
 
Matematica e arte
Zoom della copertina
Matematica e arte
gennaio 1983
anno IV, n°4
210 pagine, € 15,49


Estratto

Solo da una ventina d'anni si stanno sviluppando i primi balbettii di un'autentica relazione tra l'arte e la scienza dato che la scienza è sollecitata non più nelle forme o nei suoi mezzi, ma nel suo metodo, nelle sue categorie di ragionamento e nelle capacità di analisi. Questo incontro cui si accompagna l'uso del trattamento dell'informazione offerto dall'attuale tecnologia, fa sì che si sia in diritto di aspettarsi un sovvertimento artistico, forse anche una specie di rinascimento, senza che per questo l'arte tradizionale si spenga, tutt'altro, giacché i due aspetti sono perfettamente complementari. […]
Le conseguenze sono molteplici sia sul nuovo profilo dell'artista, sia sul tipo di relazione che si instaurerà tra l'opera e il pubblico. La genesi dell'opera e le sue origini non sono più le stesse, e così pure la relazione emozionale. Infatti, se l'arte tradizionale veicolava un'emozione che arrivava al corpo sensibile di chi la osservava, l'arte nuova s'indirizzerà essenzialmente alla mente. Un nuovo grado di percezione potrebbe essere varcato.
In conclusione penso e prevedo abbastanza vicino il giorno in cui non più un artista ma gruppi di uomini dalle caratteristiche appropriate, disponendo di grandi mezzi tecnologici, faranno nascere una nuova forma d'opera. Opere d'arte che non si sosterranno più su un contesto emozionale individuale, opere d'arte che scopriranno forme, proporzioni e suoni ignoti usciti dalle equazioni della meccanica ondulatoria, dalle grandi costanti universali, dalla fisica atomica, dalla matematica, dalla fisiologia umana, dalle grandezze e dalle leggi che regolano l'universo. L'opera d'arte avrà un'altra essenza e potrà insegnare una maniera di sapere nella trasparenza delle cose.  Non informerà più sullo psichismo dell'uomo messo a confronto con un tessuto sociale e culturale, ma parlerà dell'universale del mondo e della vita.

Quarta di copertina

Secondo la modalità più corrente, che è metafisica, la scienza avrebbe una priorità rispetto all'arte, in base a un presunto primato del sapere sulla questione della verità. La priorità della scienza sull'arte è favorita dallo specialismo.
Un dibattito è rinascimentale quando, procedendo per esempio dal campo della pittura, si compiono un'articolazione e un percorso specifici a proposito della questione della verità. L'arte non è il negativo della scienza né il suo limite.
La scienza interviene accanto a uno degli aspetti dell'arte. Il cammino che passa attraverso i tre tempi dell'identificazione dell'oggetto, questo cammino che propone un'altra nozione di artista, incontra il contrappunto: il sintomo come prosodia del nome, l'impasse come rapsodia del significante, il punto di schisi come melodia dell'Altro.
Nel secondo tempo, nell'identificazione dello sguardo, dove l'impasse costituisce non già il limite ma la rapsodia del significante, sorge la scienza insieme con l'arte, la scienza nel suo carattere catastrofico. E il sapere che sorge con la scienza è un effetto della seduzione del significante, è un effetto della differenza del significante da se stesso. La strofe è la svolta, è il raggiro in cui si trova ciascun termine, la perversione. Il sapere è catastrofico, il sapere viene dalla scienza. La verità invece non viene dalla scienza, viene dal fare, viene dal malinteso che è strutturale.
(Armando Verdiglione, Manifesto del secondo rinascimento, Rizzoli, Milano 1983).