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La rivista
 
Freud. Gerusalemme nella psicanalisi
Zoom della copertina
Freud. Gerusalemme nella psicanalisi
gennaio 1984
anno X, n°18
366 pagine, € 18,08


Estratto

L'ascolto dell'analisi s'iscrive idealmente nella dimensione del reale. Quel che si ascolta si situa dove il soggetto tiene ancora al mito del godimento e dell'onnipotenza. Quel che si ascolta è nello stesso tempo la possibilità del crollo del soggetto che rischia di seguire l'evidenza dell'impossibilità del godimento. L'ascolto dell'analisi raggiunge qui l'ascolto che è alla base del lavoro della storia, della poesia e della musica. [...]
Alle soglie del reale, il soggetto rischia infatti di rifiutare il desiderio e di allucinare il godimento. [...] Il reale in analisi induce il silenzio e il posto vuoto in cui il soggetto avviene in luogo dell'onnipotenza e del godimento. È la differenza tra "ego" e "io". Si tratta di ritornare al desiderio oltre l'illusione e la verità.
La dimensione dell'analisi è etica senza cedere alla morale né all'illusione religiosa o politica. [...]
L'esperienza del reale informa la psyché che dovrà sempre desiderare, che non ha il potere di abolire il tempo. [...]
La psyché informata dal reale incontra il godimento solamente come sofferenza, colpevolezza, punizione.
La morale è la ripetizione del godimento immaginario e la ripetizione del processo d'espiazione che l'accompagna. La morale si avvicina indefinitamente all'esperienza del reale, dell'ineluttabilità del desiderio e del tempo, senza mai raggiungerla. Ripete la conservazione e fugge l'invenzione sociale. L'Occidente, come macchina morale, usa e frena l'industria e la comunicazione nel ciclo del godimento e dell'espiazione.
[...]
In Occidente, per liberare l'etica della morale occorreva la posizione d'esilio: Spinoza, Marx, Freud. Freud non è mai stato a Gerusalemme, ma lo scarto, preservato dalla diaspora, tra l'etica e la morale dell'Occidente, è la memoria di Gerusalemme che l'ha reso possibile. Gerusalemme non potrebbe essere un luogo neutro, risorsa della diaspora contro la follia dell'Occidente, raccoglie in eredità la memoria dello scarto tra  l'Occidente e se stesso, la sua origine, la memoria della diaspora.
Gerusalemme è lo scarto tra l'Occidente e se stesso, lo scarto tra l'etica e la morale. La psicanalisi come dimensione della restituzione all'uomo, alla società, all'industria della capacità di desiderio, della capacità di differenze e di relazioni dinanzi al cerchio del dominio, del godimento e della loro espiazione; dinanzi alla violenza e al debito infiniti, assurdi che trascinano ciascuna civiltà che in linea di massima rifiuta il reale.
(Dall'intervento di Michel Nebenzahl)

Quarta di copertina

Non ho maestri. Non ho scribi. Non ho nemici. Ieri, arrivando a Gerusalemme, mi sono accorto che era come se ci fossi sempre stato.
Questo "sempre" è l'attuale.
Gerusalemme è entrata nell'arte, nella cultura, nella scienza del primo
rinascimento. Ora entra nella psicanalisi del secondo rinascimento. La psicanalisi non è ebraica ma l'analisi del discorso ebraico costituisce il primo approccio di Freud, il primo apporto, al dibattito scientifico e artistico internazionale.
Questo congresso intorno a Freud si tiene a Gerusalemme. E non a caso. E non in un'altra città. Prima di Tokio. Prima di questo congresso che si prepara da tre anni. Gerusalemme è organizzata come congresso dal "Movimento Freudiano Internazionale" e dopo New York, Roma e Parigi, ovvero dopo l'internazionalismo del dibattito e dopo la deideologizzazione della psicanalisi in questione negli anni sessanta nei diversi paesi del pianeta con congressi, libri, rivistee segnatamente con la pratica analitica. Questo "Movimento" che si è iniziato il 5 febbraio del 1973 non aveva ritenuto la psicanalisi già data, già acquisita, una disciplina o una dottrina. La riteneva qualcosa da reinventare.
(Armando Verdiglione)
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