Una storia d'amore nell'America al tempo del Vietnam
La passione tra uno scrittore italiano ebreo di quarant’anni e una bellissima ragazza di New York, ventenne, anche essa ebrea. Una storia dolce‑amara come il loro passato di sopravvissuti, un romanzo intenso, in cui passione e dolore si legano indissolubilmente e, sullo sfondo, la guerra del Vietnam ed un'America in crisi. Estratto del libro
Ritornavo a New York dopo due anni. Era il primo aprile del 1966.
Questa volta, la mia partenza improvvisa da Roma, per molti più segni del solito, appariva perfino a me stesso una fuga. Mia madre era morta una settimana prima, il ventitré di marzo, mentre io navigavo verso l'America su un mercantile italiano. La notizia mi era stata data dal capitano, che nel frattempo era diventato mio amico. Il capitano, subito dopo avermi dato notizia sulla scaletta che conduceva alla cabina del marconista, mi aveva consegnato un telegramma di mia moglie, che diceva: Tua madre morta senza accorgersi tua partenza.
Quarta di copertina
New York, aprile 1966, l'anno della guerra in Vietnam. In una New York già irrorata dalla luce della primavera, quasi fosse l'annuncio di una resurrezione, ma ancora invasa dai miasmi dell'inverno come da un'apocalisse sempre minacciata, Matteo Viterbi, uno scrittore italiano ebreo di quarant'anni, incontra, per un enigmatico e previsto appuntamento, una ragazza di New York, ebrea come lui, la bellissima Judith Liedermann, a vent'anni già madre di una bambina, che sta uscendo da un matrimonio ambiguo e infelice. Fin dal primo istante, è un appassionato incontro d'amore.
Per più di un mese i due amanti si inseguono, nell'altalena del desiderio e del rifiuto, dall'una all'altra delle loro case a Manhattan, per le strade di New York, dove gli echi e le ombre della guerra lontana sembrano emettere segnali di un destino tragico. Circondati da una folla di amici‑nemici, benevoli e invidiosi, Matteo e Judy affondano sempre più nel vortice della loro passione e nell'inferno della loro memoria di ebrei sopravvissuti allo sterminio, "comunque e nonostante le loro giovani età li esonerino da un ricordo diretto". Questa memoria li innamora, li lega, ma inevitabilmente li provoca a percorrere tutte le stazioni esilaranti e dolorose della consapevolezza e impedisce loro di vivere quel disperato amore.
Echi di stampa
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21/05/2004 - Corriere della Sera
•
18/05/2004 - L'Unità
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