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Nietzsche nella pianura. Gli uomini e la città
Antimo Negri
Nietzsche nella pianura. Gli uomini e la città
Anno: 1993
Pagine: 338
Prezzo: € 18,08

Collana: l'alingua
ISBN: 8877703776

Estratto del libro
Pure, questo filosofo non dimentica la pianura, le bassure sulle quali l'uomo si mostra politicamente, socialmente ed economicamente fornito di una "volontà di potenza" tutta quanta fatta valere nel giuoco quotidiano delle passioni e degli interessi, delle ambizioni e dei conflitti, propri della vita civile meno idillica, della convivenza sociale meno tranquilla, del mondo del lavoro ormai uscito fuori da una civiltà ancora prevalentemente contadina ecc. E non si tratta solo di un Nietzsche più o meno spoliabile ideologicamente, cui si finisce con il prestare per espresso un pensiero politico, magari avallandone o contestandone l'immagine di “profeta” del nazionalsocialismo o progettando, comunque, un suo rapporto, suggestivo se pure infondato filologicamente, con Marx. Non che non ci sia anche questo Nietzsche.
E ne ha fatto, di recente, adeguato discorso Ernst Nolte nel suo Nietzsche und der Nietzscheanismus (1990), sul quale, qui, non ho voluto far mancare una nota, estesa alla considerazione più articolata, in senso storico e critico, di alcuni motivi pur toccati, ma non sufficientemente sviluppati dallo studioso tedesco, come, a esempio, quello della ricezione "socialista" di Nietzsche nel nostro Paese o del nietzscheanesimo dannunziano, assunto più specificamente a tema in un altro saggio raccolto in questo volume.
Quarta di copertina
Alla conoscenza degli uomini della pianura, della città in cui, quotidianamente, sopra tutto quando diventa meno "chiusa", agiscono le passioni, gli interessi, le ambizioni e i conflitti degli uomini, Nietzsche si allena studiando – in particolare attraverso Tucidide e Teognide di Megara, non poco suggestionato anche dalla demitizzazione fattane dall'amico e maestro Burckhardt – la città greca.
E, certo, quella antica, comunque sottratta all'idealizzazione romantica di Hölderlin o di Hegel, gli appare come quella che lo rafforza del convincimento "superumanistico" della necessità che vi siano padroni e servi, "buoni" e "cattivi", o una disuguaglianza, da ultimo, che viene esaltata con un'avversione dichiarata verso il socialismo e la democrazia borghese. Pure, la considerazione attenta e insistita della situazione dell'Europa, nel momento stesso in cui da essa viene espunta ogni indulgenza verso il Deutschland über Alles, si svolge, nell'opera nietzscheana, in maniera che non la si può assolutamente assoggettare a una spoliazione ideologica nazista e neppure a un'utilizzazione, non meno ideologica, che permetta di prestare al filosofo ideali socialisti o atteggiamenti di "uomo multanime" nel senso dannunziano. Nietzsche non si arrende alle manipolazioni teoreticistiche dei suoi nipotini più heideggeriani o heideggereggianti. Egli veramente si situa "al di là del bene e del male" o al di là di ogni "ideologia buona" e di "ideologia cattiva". Ne siano avvertiti sopra tutto quanti, finora, hanno visto il "male" o il "bene" raccolti adialetticamente o nel comunismo o nella democrazia borghese. L'Übermensch nietzscheano – o lo stesso uomo Nietzsche – non è meno al di là del comunismo che della democrazia borghese. Sì, anche questo si è detto bene: non si può ritagliare nell'opera di Nietzsche un "manifesto politico". Le ragioni? Possono risultare evidenti da questo libro.
(Antimo Negri)
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