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Le radici classiche dell'Europa
Vittorio Mathieu
Le radici classiche dell'Europa
Anno: 2002
Pagine: 225
Prezzo: € 30,00
Dimensioni: cm 14,0x21,5
Legatura: cartonato con sovraccoperta

Collana: Università internazionale del secondo rinascimento
ISBN: 9788877705938

Estratto del libro
Il greco oggi è letto da pochi specialisti, come cinquant'anni fa il sanscrito. Eppure il nostro modo di pensare si è formato nella Grecia antica, e non solo perché (poniamo) in medicina corrono parole come "eziologia", "flogosi" o "farmaco". Se ignoriamo l'Ellade non ci capiamo più, per una ragione profonda: mentalmente siamo nati lì. E già una volta nella storia, quando ci si accorse che si rischiava di morire culturalmente perché non si sapeva più leggere il materiale della tradizione classica (grece, non legitur), si sentì il bisogno di rinascere tornando a farlo. Il primo Rinascimento (che voleva significare: rinascita dell'uomo, non semplicemente delle "umane lettere") si ebbe quando i dotti bizantini reimportarono in Europa il greco, convenendo al concilio di Ferrara. Oggi, non a caso Spirali parla di un "secondo rinascimento". Pensa che ce ne sia di nuovo l'urgenza. E io penso che appunto i giovani, per rinascere, debbano ancora una volta tuffarsi lì, dove si trovano le nostre radici.
(dalla Prefazione)
Quarta di copertina
Cominciai con l'accorgermi, più di vent'anni fa, che il simbolo sotto cui va letta l'intera storia dell'Europa è l'avventura: nel bene e nel male. Il termine "avventura" (e "romanzo d'avventure") nasce tardi, dall'incontro fra l'eterno Viandante germanico e la stabilità ideale del Senato di Roma; ma forme e contenuti vengono dalla civiltà ellenistica, ereditata da Roma in politica non meno che nelle arti.
Poi, per una felice occasione, mi accorsi che il primo autentico romanzo d'avventure era stata l'Odissea. Nel frattempo mi era accaduto di ritornare su un pensatore oscuro e, al tempo stesso, chiarissimo, posteriore a Omero ma anteriore alla classicità per eccellenza del V secolo ateniese: Eraclito [...], divenuto importante dopo che la scienza ha preso nella nostra vita il posto che ha adesso.
La cosa più tipicamente avventurosa è la scienza: essa ci fa venire incontro continuamente cose nuove, ma queste cose nuove non esisterebbero neppure, se lo scienziato non si muovesse. Egli, senza sapere ancora che cosa siano, cerca e, mentre si muove, le cose gli vengono incontro. Tutte queste cose nascono e vengono verso di noi, sono ad ventura, nella misura in cui noi andiamo verso l'ignoto e cerchiamo di renderlo noto. L'avventura della scienza, dal punto di vista cronologico, è, forse, l'ultima avventura. Incomincia già prima, ma è quella che rimane più a lungo e che permane tuttora. In qualche modo, è quella che si è davvero estesa a tutto il mondo. Infatti, non esiste altra scienza oltre la scienza europea. È sempre la scienza europea che va all'avventura.
(Vittorio Mathieu)
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