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Il mito della malattia mentale
Thomas Szasz
Il mito della malattia mentale
Anno: 2003
Pagine: 393
Prezzo: € 30,00
Dimensioni: cm 15,0x21,5
Legatura: cartonato con sovraccoperta

Collana: l'alingua
ISBN: 9788877706348

Estratto del libro
Chiunque abbia orecchio per il linguaggio riconosce quanto sottile e permeabile alle mode sia il confine che separa il pretenzioso vocabolario della psichiatria dal ridicolo lessico della psicochiacchiera, e l'uno e 1'altro dal gergo della quotidianità. È proprio in questo che risiedono la ricchezza e la forza del linguaggio, che è sempre e comunque metaforico. Qualora una persona voglia dire qualcosa di delicato con un certo tatto, può farlo come suggerisce il proverbio "Scherzando, Arlecchino si confessa", ossia dire giocosamente qualcosa di serio. I burocrati, gli avvocati, gli uomini politici, i ciarlatani e gli assortiti saltimbanchi del ceto terapeutico hanno l'abitudine di dire ogni cosa con grande serietà. E, se vogliamo difendercene, faremo meglio a fare i giocosi mentre li ascoltiamo, a meno che siamo noi i loro zimbelli.
Fin dall'inizio, riflettendo su queste realtà sono stato colpito dal carattere metaforico del vocabolario psichiatrico, che tuttavia viene accettato quale legittimo idioma medico. Quando ho deciso d'interrompere la mia attività di internista per dedicarmi alla psichiatria, mi sono proposto di esplorare la natura e la funzione delle metafore psichiatriche e di sottoporle – non disgiunte dalle coercizioni e dai pretesti che le giustificano – all' esame critico del pubblico.
Durante gli anni cinquanta ho pubblicato, su periodici specializzati, una serie di articoli in cui contestavo i fondamenti epistemologici del concetto di malattia mentale e confutavo sia la legittimità dell'ospedalizzazione coatta sia la difesa per infermità mentale. Nel 1958, quando stavo per portare a termine Il mito della malattia mentale, ho scritto un breve documento pubblicato nel 1960 con lo stesso titolo. L'anno dopo è uscito il libro, e penso di poter legittimamente affermare che da allora la psichiatria non è stata più la stessa.
Varie sono state le reazioni alla mia opera, dalle lodi alle aspre denunce. Gli psichiatri statunitensi si sono affrettati a serrare le file, contro me che tentavo di togliere loro il potere di fare ospedalizzazioni coatte o di sottoporre a trattamenti medici anche degli adulti capaci di intendere e di volere, definendo li pazienti psichiatrici. Rappresentanti della psichiatria ufficiale hanno proclamato che negavo "i trattamenti salvavita ai pazienti psichiatrici", affermazione che deformava, senza affrontarlo apertamente, il mio asserto che i comportamenti riprovevoli non sono malattie. In effetti tentavo di togliere agli psichiatri il loro potere ma non intendevo certo togliere agli adulti il diritto o l'opportunità di ricevere sostegno psichiatrico.
Quarta di copertina
Il mito della malattia mentale è un libro sconvolgente e rivoluzionario. Analizza e smonta le impalcature ideologiche e disciplinari della psichiatria e di ogni psicoterapia. Nonostante le istituzioni sacramentali e profane e gli apparati medicolegali abbiano fatto di tutto per metterlo all'indice, questo libro ha riscosso un successo mondiale, con un'incidenza enorme sulla cultura, sull'arte, sulla scienza, sulla filosofia. Questa è la traduzione dell'ultima versione redatta dall'Autore. Un libro da tempo sparito dalle librerie e tanto atteso dai lettori, non soltanto dagli addetti ai lavori.
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