Estratto del libro
Due gruppi simmetrici hanno contribuito alla vasta letteratura sulla vita, sull'opera e sul matrimonio di Virginia Woolf. La maggior parte la ritiene malata di mente, come se ciò fosse un fatto, come il fatto che era inglese e che era una donna. Sono in pochi a sostenere che non era malata di mente e che gli psichiatri le avevano fatto una diagnosi sbagliata. Il mio obiettivo con questo studio è radicalmente diverso: mi propongo di esaminare come Virginia Woolf, e anche il marito Leonard, abbiano usato l'idea della follia e la professione della psichiatria per gestire e manipolare a vicenda le loro vite. Virginia Woolf non era vittima né della malattia mentale, né della psichiatria, né del marito – i tre modi secondo cui è regolarmente descritta. Invece, era una persona intelligente e capace d'imporsi, un agente morale che usava la malattia mentale, la psichiatria e il marito per foggiarsi la vita che si era scelta. Ciò non significa attribuirle una sorta di libero arbitrio illimitato, e neppure negare l'impatto profondo che ebbe su di lei, e sulle scelte di vita che le si prospettarono, l'ambiente sociale e culturale in cui crebbe e visse. Si tratta soltanto di non dimenticare la supremazia del suo io come agente morale attivo, orientato verso uno scopo, in egual misura responsabile della propria "creatività " e della propria "follia".
Quarta di copertina
Thomas Szasz (noto in tutto il mondo per il celeberrimo libro Il mito della malattia mentale) racconta, in modo analitico, appassionato e avvincente, la vita di Virginia Woolf, dall'infanzia fino al tragico epilogo. L'autore è qui a un tempo analista e scrittore: una duplice disposizione all'ascolto che gli consente di cogliere i lati meno appariscenti della personalità di Virginia, in diretto e aperto contrasto con il discorso dominante, dalla critica letteraria alla psichiatria. Della scrittrice inglese, Thomas Szasz ricostruisce la vita privata nei suoi rapporti con il padre, l'ambiente familiare, gli amici, i personaggi dell'eccentrico circolo di Bloomsbury, e con il marito Leonard. Proprio di Leonard Woolf sono esaminati e descritti nei minimi dettagli il carattere, il modo di "sentirsi ebreo", l'attività editoriale (pubblicò le opere di Virginia e divenne editore ufficiale di Sigmund Freud), la "filosofia", le aspirazioni, le idee sociali e politiche, le idiosincrasie, l'ossessiva e ossessionante dedizione alla moglie. Il rapporto con quest'uomo ebbe un ruolo determinante in tutte le scelte di Virginia, nelle sue gioie e nelle sue sofferenze, nella sua scrittura, nei suoi rapporti privati e pubblici, nel modo ambiguo di vivere la propria "follia" e nelle relazioni con coloro che ebbero l'incarico di gestirla. Un romanzo? Proprio così, un romanzo che non è racconto di fantasia, ma l'affascinante ricostruzione della storia di una delle più rivoluzionarie scrittrici del secolo scorso.
SUSAN PETRILLI, Follia e psichiatria. La critica di Thomas Szasz al mito della malattia mentale Cronologia Dramatis Personae Prefazione I "O comunque lo si voglia chiamare" II "In testa, sai" III "Rinchiudeva la gente" IV "La mia follia mi ha salvato" V "Un uomo molto vecchio, contorto e chiuso in se stesso" VI "Andrà avanti, meglio senza di me" VII "Mettete le mani nella mia mente" Appendice I - Virginia Woolf, genio folle Appendice II - Il problema del genio folle Note Echi di stampa
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01/07/2010 - La Voce di Mantova
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17/04/2010 - La Civiltà Cattolica
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06/03/2010 - l'Avanti
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05/03/2010 - il Velino
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05/03/2010 - L'Eco di Bergamo
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18/02/2010 - Internazionale
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14/02/2010 - La Provincia
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12/11/2009 - La Prealpina
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