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Come camminare nel cielo
gennaio 1982
anno VIII, n°16
194 pagine,
€ 12,91
Quarta di copertinaIl tempo sorge con il cielo ma senza cosmo. Un cielo dunque diverso da quello definito da Aristotele ora come sostanza dell’estrema periferia del tutto e luogo del divino ora come universo ora come cielo astrologico. Il cielo si concede ai bambini, scrive Hölderlin. Non a coloro che lo cercano o bramano di portarlo sulla terra. E in quanto mai tratto il dado non conduce alla dolce dimora tanto agognata dal materialismo misterico di Laing né al primato della metamorfosi attuata in piena specularità e nella sincronia del vis-à-vis nel gabinetto di Jung. Già Ovidio scrive che il cielo non ha stabilità e che la trasformazione insita nel linguaggio non soggiace all’essere ma risente dell’ineguaglianza di ciascun elemento da se stesso. E aggiunge che nulla è costante, nulla identico a nulla. Ma Ovidio è stato esiliato al Ponto non per queste affermazioni che oggi l’antropoanalisi rivelerebbe per le sue cartelle sulla schizofrenia.
- Anatomia dell'organizzazione
- Anch'io
- Cultura e svolte
- Democrazia e autonomia del soggetto
- Ecologia e cultura
- Efficacia e sapere
- I viaggi di Telemaco
- L'intervento clinico
- La cultura e il lutto
- La cultura nel patologico e il patologico nella cultura
- La nozione di sembiante in psicanalisi
- La questione femminile nel movimento freudiano
- Libera è la voce
- Liminari della fondazione
- Omphalós
- Patologia della cultura umana
- Scientificità della psicanalisi? Una sovversione della cultura scientifica
- Storia per cancresi
- Teoria: fra l'ipotesi e la verifica
- Un punto vidi che raggiava lume
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