Estratto del libro
Intanto, dal cespuglio vicino venne un fruscio, la punta di un bastone sottile era penetrata attraverso il fitto fogliame. Erano arrivati al rialzo dove lui era nascosto. Ma non avrebbero fatto in tempo — li avrebbe preceduti.
Emise un sospiro greve e si lasciò scivolar via dalle mani la radice nodosa. Le gambe pesanti, avvolte nei grossi stivali, lo trascinarono nell'abisso della palude, e egli ne fu inghiottito. Sentì un colpo straziante alle orecchie e nei suoi occhi si fece buio.
Quarta di copertina
Nella primavera del 1930, in Bielorussia, in seguito alla collettivizzazione della terra, i contadini "ricchi" o presunti tali, i kulak, sono spogliati di tutto e, insieme con le famiglie, vengono mandati nei campi di concentramento o confinati in impervie e remote regioni.
Chvedor, nella lunga deportazione, prima vedrà morire di stenti la moglie Hanul'ka, poi la piccola Olja e, infine, verrà a sapere, per caso, che il figlio Mikolka, divenuto funzionario del soviet, lo ha rinnegato per opportunismo. Ormai spogliato di tutto, Chvedor fugge dal campo, e dopo avere percorso a piedi migliaia di chilometri, spinto dalla forza straziante della nostalgia per la sua terra, arriva al suo villaggio. Ma sarà costretto a nascondersi, braccato come una bestia: l'invidia e la collera della sua gente gli daranno la caccia.
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