Quattro racconti sulla Bielorussia, una terra sacrificata per un progetto utopico
La Bielorussia, una terra segnata da infinite sconfitte, colma di speranze irrealizzate e grondante del sangue del popolo. Dalla rivolta antibolscevica di Sluck del 1920 alla spaventosa catastrofe di Černobyl' del 1986, Bykov rilegge la storia della sua terra con la forza e l'ardore propri di chi vede l'amata morire sotto gli occhi di un mondo indifferente. Estratto del libro
Era finita male...
Che avessero combattuto fino allo stremo, fino all'impossibile, il comandante l'aveva capito non quel giorno, non il giorno prima quando, sospinti verso il fiume, sotto il fuoco incessante delle mitragliatrici, rispondevano con radi colpi di fucile. E nemmeno una settimana prima quando l'esiguo drappello di uomini sfiniti e affamati, unici superstiti del battaglione, vagava per il bosco, senza sapere dove andare né come sfuggire alla trappola. L'irreparabilità della loro situazione era risultata evidente già all'inizio della primavera, quando si era capito che l'ampia regione adiacente al fiume SluÄ era circondata dai soldati dell'Armata Rossa, che si erano messi all'opera sui ribelli senza fretta, con determinazione e metodicamente.
Quarta di copertina
"Nei quattro racconti brevi di questo libro sono delineati i momenti cruciali della vicenda storica e morale della Bielorussia.
Le tappe di tale vicenda sono drammatiche alle loro radici, colme di speranze irrealizzate e grondanti del sangue del popolo. Quanto è avvenuto in terra bielorussa nel ventesimo secolo basterebbe per scrivere l'intera storia di un altro popolo e gli guadagnerebbe per secoli l'autodeterminazione e la sovranità.
Per i bielorussi non è stato così, nonostante la loro ferma devozione alle cause della libertà e dell'indipendenza, nonostante la loro antica cultura e la secolare appartenenza alla famiglia dei popoli europei. I loro nemici, in occidente come in oriente, si sono sempre dimostrati più forti, più scaltri e più cinici, e tutto si è sempre risolto in un disastro e in un bagno di sangue. Tale è stato l'esito della rivolta antibolscevica di Sluck del 1920, una disfatta che ha reso possibili settant'anni di dominio bolscevico su un territorio pari a un sesto della terra, abitato prevalentemente da 'povera gente' di ogni età e di ogni ceto, irrigidita dalla paura di repressioni senza fine da parte del regime forse più repressivo del mondo.
Allorché quel regime, saziatosi di sangue umano, cominciò a farsi decrepito e a perdere vigore, s'innescarono le sue fatali conseguenze, la più spaventosa delle quali fu la catastrofe nucleare di Černobyl' del 1986. [...] Il vento di sudovest spinse sulla Bielorussia la nube radioattiva, che scaricò su decine di province stronzio, cesio e plutonio. Quindi l'enorme nube tossica si diresse verso Mosca e le autorità fecero levare in volo l'aeronautica militare. Gli aerei dispersero nell'aria sostanze speciali per difendere la capitale, e la nube tossica andò a scaricare la sua pioggia radioattiva sulle regioni orientali della Bielorussia, distruggendone di fatto la vita. Mosca venne salvata al prezzo della salute e della vita di migliaia di bielorussi [...]"
(Vasil' Bykov)
Un vicolo cieco. Prefazione all'edizione italiana.
La disfatta
Il gasdotto
Il trabocchetto
Povera gente
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