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Medicina e umanità. Atti del congresso internazionale. Milano, 28-30 novembre 2003
AA.VV.
Medicina e umanità. Atti del congresso internazionale. Milano, 28-30 novembre 2003
Anno: 2004
Pagine: 436
Prezzo: € 30,00
Dimensioni: cm 14,0x21,5
Legatura: cartonato con sovraccoperta

Collana: Università internazionale del secondo rinascimento
ISBN: 9788877706690
Contributi di: Alberto Lecco, Aldo Gerbino, Alessandra Tamburini, Alessandro Atti, Anna Spadafora, Antonio Saccà, Armando Verdiglione, Augusto Ponzio, Bachisio Bandinu, Bruno Domenichelli, Carlo Marchetti, Claus Köhnlein, Cristina Frua De Angeli, David Rasnick, Eleonora Piruzjan, Elisabetta Costa, Emilio Fontela, Ennio Cavalli, Erik Battiston, Fanchette Kunz, Francesco Amato, Francesco Saba Sardi, Gennadij Uranov, Giancarlo Mengoli, Giorgio Antonucci, Giorgio Bosco, Jurij Rubinskij, Lev Piruzjan, Lorenzo Conti Lapi, Luciano Ponzio, Lucien Sfez, Mariella Borraccino, Martti Siirala, Matjaž Potrč, Maurizio Bendandi, Michele Marin, Ove Petersen, Paolo Pontiggia, Peter Düsberg, Pier Francesco Paolini, Poel' Karp, Roberto Cestari, Roberto Panichi, Rodrigue Sautebin, Ruggero Chinaglia, Sam Mhlongo, Sergio Dalla Val, Susan Petrilli, Thomas Szasz, Uwe Henrik Peters, Vittorio Vettori
Estratto del libro
Qui vorrei evidenziare un dato che ha rilevanza nella misura in cui non sussista o sussista, e in che grado, l'humanitas del medico.
La malattia importa una deminutio dell'uomo. Rottura dell'equilibrio del corpo, della mente, essa trascina l'uomo dall'area, percorsa irrazionalmente, dell'immortalità all'area, percepita consapevolmente, della sua transitorietà. Il malato perciò si affida nelle mani di chi, curandolo, potrebbe ricondurlo al precedente status e versa di solito in una situazione di avvilente soggezione. Egli è infermo, non sa come curarsi e teme; la persona che lo ha in cura lo può guarire perché conosce i segreti del corpo e della mente possedendo la scienza medica.
Inferiorità da una parte, supremazia dall'altra. Sovente il medico nulla fa per stabilire un "contatto umano" che potrebbe alleviare le sofferenze del "paziente" e meglio curarlo. È vero però che la soggezione, che mal si concilia con l'humanitas, non è un fatto eccezionale nei rapporti sociali. Il cittadino qualunque si trova in uno stato di disagio, di minorità verso le persone investite del potere o di un frammento di potere o di una parvenza di potere in grado di danneggiarlo o favorirlo, quando in realtà queste persone dovrebbero essere a suo servizio. [...] Si potrebbe aggiungere che la nostra è una civiltà dove non predomina la forza più penetrante, più "umana" dell'humanitas. Purtroppo, al di fuori del proprio nucleo familiare, è carente la civiltà dei sentimenti.
Quarta di copertina
La prevenzione si attua in base a chissà quale principio platonico di ereditarietà e, in fin dei conti, in base al principio della predestinazione. Infatti, la genetica, non in quanto tale ma in quanto ideologia, si prospetta come una dottrina della predestinazione, dottrina della gnosi applicata alla medicina e alla cura. E ognuno, quindi, nascerebbe predestinato [...]. Può capitare, a chi si trova in ospedale per un esame o per una cura, d'instaurare un'interlocuzione con il medico. Altre volte, regna il rapporto medico paziente, la dicotomia sociale circolare, come tra Prometeo e il fratello Epimeteo.
Senza dispositivo intellettuale, gli officianti della medicina diventano intermediari, mediatori con una delega, ossia delegano tutto al farmaco, allo psicofarmaco o all'apparato. Come può avvenire una cura senza la parola? Sarebbe stato assurdo alla Scuola medica di Crotone nella Magna Grecia, e sarebbe assurdo oggi.
(Armando Verdiglione)
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